Unheimlich metropolis // (scarica pdf)

Città Casa// La metropoli è una categoria scientifica il cui senso e significato riposa, saldo e nascosto nei recessi del sentire individuale: “costruisce” la sua immagine e sostanza per mezzo di prefigurazioni, che dal singolo rimandano al collettivo, che dal privato tendono al sociale. Fino alla fine dell'800 lo spazio abitato, la concrezione sociale, in cui convergono fattori molteplici – che hanno alla base lo scambio, la transazione, il soggetto mondano – non presenta particolari complessità: l'Europa è nazione-casa, in cui solide tradizioni ed identità consolidate convivono in un clima di tranquillità protetta. Le nazioni più evolute – come la Francia – hanno fatto i conti con sommovimenti e paure da cui scaturiscono metodologie di confronto e conflitto di tipo urbano. Il lavoro di Maurice Halbwachs che prende in esame il regime degli espropri nella Parigi di fine ottocento fa emergere il “fatto urbano” - la città e le sue invarianti monumentali – quale testimonianza di un continuo conflitto tra potere politico ed ecclesiastico.

scrittura per web:... http://alienlog.wordpress.com/2009/08/31/unheimlich-metropolis/

Progetto inclusivo // (scarica pdf)

Premessa // Il presente scritto si propone di dimostrare quanto oggi la questione posta sia cruciale, quanto in sostanza la condizione contemporanea del “progetto di architettura” rifletta la più ampia e sistematica crisi (sociale politica economica e di rappresentanza) del sistema globale, degli stati e delle comunità. Ci si muoverà dunque all'interno di quel terreno impervio e periglioso che è il passato e dunque la memoria, serbando come unica mappa e astrolabio le ricerche svolte da Maurice Halbwachs, Aldo Rossi e Zygmunt Bauman, ricerche che – per esplicità volontà – possono in questo ambito “saldarsi” e dunque rafforzare l'assunto: il progetto contemporaneo si invera nello spazio di faglia esistente tra espressione artistica (libertà individuale) ed utilitas (responsabilità sociale); queste categorie critiche sono variabili permanenti – dunque invarianti – il cui peso è informato da fattori di tipo sociale ed etico. In particolar modo dalla convergenza in un punto specifico – il manufatto – di precise istanze collettive di rinnovamento e condivisione, sapientemente interpretate dalla politica e dal potere predominante. Il segmento temporale che si prenderà in analisi è l'ampio acquario di avvenimenti e trasformazioni costituito dal novecento – il secolo breve – e si dimostrerà quanto la codificazione proposta dal sociologo Bauman ( in particolare ne “la società sotto assedio”, 2004) di “modernità solida” - intendendo con questa il periodo dal primo decennio del XX° secolo giunge fino alla soglia della sua ultima decade – sia ampiamente dimostrabile e riscontrabile in architettura. A sostegno di tali elementi, gli studi effettuati a partire dal 1925 e fino alla “Memoire collective” del 1950 da Halbwachs che riguardano alla “costruzione urbana” come ad un processo autobiografico, e delle teorie Rossiane sulla “permanenza” ed i “fatti urbani” così come individuati ne “l'architettura della città” editato nel 1969.

scrittura per web:... http://alienlog.wordpress.com/2009/09/02/progetto-inclusivo/

 



 

 

 








 

 

Ricerca italiana // Il tema come antidoto  (scarica pdf)

Procedendo con fiducia e confidando nella possibilità di superare le categorie critiche attualmente più diffuse, che propongono per l’architettura italiana riflessioni e analisi incentrate unicamente su fattori di tipo anagrafico o geografico, proviamo a osservare con semplicità e disincanto quello che già c’è, che è presente e tangibile. Il tema come si è detto, costituisce un utile appiglio per verificare lo stato di ricerche che possono ritenersi comuni e condivise da parte degli architetti più sensibili alla costruzione ed al suo contenuto etico e poetico. Gli esiti delle quali sono misurabili in termini di risposte concrete. Un valore aggiunto inestimabile per la nostra cultura architettonica, perché la cura, restituendole dignità e competenze specifiche, offrendole per la prima volta dopo anni di ristagno la possibilità di ritornare al centro della pianificazione politica e sociale complessiva. Non più una disciplina di nicchia per riviste patinate ma nuovo ed essenziale strumento di crescita e rinnovamento.

la cronaca attuale è sempre di più in balia di una incertezza che sembra endemica, una situazione questa che perdurando ha consentito il proliferare di comportamenti qualunquistici che minacciano seriamente valori e comportamenti collettivi. Oggi dunque emergono con sempre maggiore insistenza tre tipi di emergenze alle quali possono corrispondere altrettante soluzioni operative che si spera possano essere al più presto recepite ed applicate su scala più ampia.

Conflitto tra aree produttive e zone degradate

L’architettura intesa come scienza operativa in grado di migliorare e restituire dignità a settori di territorio altrimenti abbandonati allo sfruttamento incontrollato, ritrova ragione e senso se applicata mediante interventi di tipo puntuale e selettivo, volti a sanare in modo capillare emergenze e conflitti che attraverso di essa si palesano con clamore. Devono essersi posti questo interrogativo Cherubino Gambardella, Beniamino Servino e Raffaele Cutillo nel momento in cui hanno cominciato a lavorare su fabbricati preesistenti dislocati in piccoli centri tra agro aversano e campania centrale. La questione tutta italiana del degrado del territorio ed in particolar modo delle aree extraurbane del meridione è forse il tema che attualmente si presenta con maggiore clamore e drammaticità. In quanto rappresentazione tangibile di quel intricato sistema di connivenze che in molti denunciano –il libro di Saviano, Gomorra racconta dei Casalesi, l’organizzazione criminale di Casal di Principe- e che definisce oggi uno scenario incontrollato e dagli sviluppi imprevedibili –l’emergenza rifiuti si sviluppa proprio in comuni dell’agro aversano quali Casal di Principe, Giuliano, Marcianise etc- l’architettura spontanea di queste aree è priva di caratteri sostanziali e raggrumata in concrezioni spesso disordinate e sconnesse, che risulta utile conoscere ed indagare. L’architettura italiana per ritrovare se stessa, le sue ragioni e la sua forza deve porsi di fronte a questo scenario nel tentativo di migliorare il patrimonio edilizio esistente trasformandolo. Un problema che non riguarda solo il nostro meridione ma che risulta emergenza globale in quanto corollario imprescindibile di tutte le società capitaliste avanzate.


Così nell’edificio di Cherubino Gambardella denominato “Ipostilo delle polveri”, siamo in presenza di un innesto che non dialoga con la preesistenza in alcun modo, è sordo perché essa costituisce una presenza da eludere e mascherare, ed il luogo è territorio di frontiera, una frontiera che per sua stessa condizione giace in un perenne stato di inquietudine incerta. L’innesto in questo caso raffigura e mette in mostra la frattura, la faglia sopra la quale si attesta. La forma architettonica che oggi più di altre esprime la decadenza morale e culturale in cui si infiltra il malaffare, è proprio espressa dalle concrezioni abusive e dell’autocostruzione selvaggia.

L’architetto casertano Beniamino Servino ha avuto modo di sviluppare la sua ricerca sul tema dell’innesto e della sovrapposizione attraverso due realizzazioni differenti: la casa dei Fratelli Falegnami (2000) e la casa a Pozzovetere (2007). Nel primo caso l’intervento viene definito “rimodellamento” intendendo con questo aggettivo configurare uno specifico architettonico in cui la struttura che preesiste è sostanzialmente ridefinita ma al contempo presente. Tutto avviene per fasciatura dell’involucro edilizio originario. La maschera così definita permette di operare sullo sfondo che l’edilizia generica produce, uno sfondo piatto privo di carattere e forma che spesso alimenta degrado ed emarginazione.

Il rudere agricolo è elemento ampiamente diffuso nel territorio dell’agro aversano e casertano, costituisce la testimonianza della vocazione originaria di queste aree e della sua gente, e in qualche misura ripropone una iconografia diffusa e riconosciuta a livello nazionale. Preservare questa identità è atto significativo che l’architettura permette di riverberare nell’immaginario attuale, rinnovandolo positivamente. l’estensione di una casa per due sorelle realizzata da Raffaele Cutillo nel 2002 a Casola di Caserta attestandosi su questa particolare preesistenza ne rafforza al contempo il valore storico e narrativo. Attraverso l’estensione si mantiene innovando l’immagine consolidata mediante l’utilizzo di canoni figurativi contemporanei ma compatibili con le forme del passato. Nell’ ampliare si costruisce una nuova identità familiare dunque collettiva laddove vita privata e vita sociale si sovrappongono a costruire un immaginario condiviso.


Disagio della conoscenza

Gli architetti italiani hanno oggi una forte responsabilità, quella di dare sostanza ad una istanza collettiva che si manifesta nella necessità di promuovere strumenti informativi e di crescita in grado di fornire suggestioni e valide certezze per il futuro delle nuove generazioni. In questa convergenza temporale si collocano due realizzazioni ad opera di altrettanti studi che sono un valido esempio di come sia possibile concretare queste volontà: la Biblioteca di Nembro (BG) conclusa nel 2005 da Archea, e la Biblioteca nella ex Villa Sottanis a Casarza Ligure (GE) appena portato a termine dallo studio associato 5+1AA. In entrambi questi edifici l’innesto è dichiarato in forma assertiva, attraverso l’adozione di un sistema di rivestimento dal profondo valore allegorico e simbolico.

Nel primo caso la pelle di rivestimento del nuovo organismo è realizzata da lastre di cotto smaltato di colore rosso carminio giustapposte su di una parete strutturale in grado di garantirne la direzionabilità; per 5+1AA è la materia letteraria a farsi elemento di rivestimento: sono infatti le metriche di Gianni Rodari, il più grande favolista del novecento, che misurano decorandolo il corpo edilizio di nuova costruzione. E’ bene notare in riferimento alla chiave interpretativa proposta che l’edificio di Casarza intende essere, per volontà dei progettisti, un tributo al celebre scrittore originario del Lago d’Orta.

La lettura e la crescita a cui si perviene mediante i libri e le vicende che essi raccolgono, sono pratiche minacciate dal dilagare delle videotecnologie. Sono valori, quelli che coniugano la trasmissione del sapere tradizionale che per essere veicolati hanno bisogno –come accennato- di una forte volontà promozionale da parte delle istituzioni statali. Le occasioni che sono state offerte ai due importanti studi italiani, testimoniano di questa feconda convergenza di interessi collettivi ed individuali che si realizzano mediante la riqualificazione del patrimonio dismesso esistente o da riqualificare.


Memoria e progetto

Spesso la sinergia tra passato e futuro si esaurisce ormai in una abiura dell’architettura a favore di un restauro acritico e generalizzato. In un suo recente testo sulla condizione attuale dell’architettura italiana Franco Purini osserva come una grande risorsa si sia trasformata in un ostacolo:

“Le testimonianze della storia, infatti, hanno finito per essere l’occasione non tanto di una loro costante rivisitazione quanto di una vera e propria museificazione. In effetti la conservazione si è qualificata nel tempo, inspiegabilmente, come un attività in contrasto con le ragioni del nuovo, la causa di una sorta di interdizione a pensare le città come entità per loro natura in evoluzione.”1

Per valutare in che misura l’eredità del passato possa contribuire a ridefinire e migliorare il lessico costruttivo ed il suo portato simbolico, si riguarda ad un recente progetto di Andrea Bruno realizzato sul finire del 2007 in Belgio, il restauro e l’estensione della cappella sconsacrata della “Les Brigittines” a Bruxelles. In effetti lo stato di abbandono della stessa determina il carattere di reliquia e come tale essa viene trattata: l’intero organismo aggiunto celebra l’epifania di segni e rapporti proporzionali che la matrice barocca della preesistenza custodisce. Un tendere verso il passato ricco di benevolenza e fiducia. In effetti il sistema relazionale che così si innesca è imprevedibile e disarmante: il passato riverbera sul presente una forza innovativa esorbitante e, di rimando, questo celebra ed esalta la sua radice primigenia in modo discreto, silenzioso.

Il progetto dello studio romano ABDR ( Paolo Arlotti, Michele Beccu, Paolo Desideri, Filippo Raimondo) per la ristrutturazione della serra del palazzo delle esposizioni di Roma realizzato nel 2007, opera un innesto-estensione sul corpo di un monumentale edificio di Pio Piacentini inaugurato nel 1883. La città umbertina è lo spettacolare scenario che invade lo spazio interno teatralizzandolo, questo è si protetto ma al contempo arioso, permeabile. L’addizione si avvalora –come nel lavoro di Bruno- del lascito della storia, introducendo grazie alla tecnologia contemporanea una dimensione spaziale in origine impensabile ma sicuramente connaturata alla natura funzionale ed ideale dell’organismo piacentiniano.

Alterazione dell’immaginario, sottrazione di canone percettivi consueti, adozione di sistemi di riconversione che sapientemente amplificano nel contemporaneo l’immagine della città: sono solo alcune delle potenzialità operative che la sovrapposizione mette in atto in contesti consolidati e oberati da un massificante accumulo di apparati normativi claudicanti e intorpiditi. A testimoniare le molteplici valenze appena messe in luce è l’intervento di ristrutturazione dell’edificio dell’Ex Manifattura tabacchi che l’architetto Aldo Aymonino sta ultimando a Roma: un complesso sistema di rivestimento mutevole nella forma e nell’aspetto, decostruisce la consueta monoliticità del blocco edilizio tradizionale – il fabbricato su cui si attesta la crisalide è della seconda metà degli anni Cinquanta- introducendo nello scenario urbano la visione programmatica di una architettura contemporanea e propulsiva, dotata di canoni compositivi autonomi.

Mediante un iperbole geografica sia lineare che verticale, raggiungiamo in Ticino, la Val di Blemio e l’Alpe Motterascio sulla cui sommità a 2172 m sul livello del mare si attesta la Capanna Michela, oggetto di recente di un estensione significativa realizzata dagli architetti Nicola Baserga e Christian Mozzetti. L’ampliamento è un volume semplice che contrappone all’orizzontalità della preesistenza una verticalità tale da risultare riconoscibile anche a notevole distanza. Il “tema” è quello dell’ospitalità, del rifugio, dell’accoglienza e della sosta: l’essere riconoscibili è elemento psicologico importante che influisce sulle scelte complessive che ordinano questo mirabile intervento. In queste condizioni naturali non si cerca di smaterializzare e sublimare l’architettura con il suo contrario –azione frequente nei nuovi edifici in contesti metropolitani- tutt’altro essa si configura come atto assertivo e autoconcluso.


 

1 Franco Purini, “La misura italiana dell’architettura”, Editori Laterza, Bari, 2008



 

 



 

 

 

Stefano Converso. Shop works. Collaborazioni costruttive in digitale

La lettura di questo saggio approssima ad un viaggio iniziatico teso a svelarci gli elementi che concorrono alla creazione del corpo plastico complesso. Non importa quale esso sia - edificio o installazione, elemento di arredo o componente di design – il lavoro dello studio americano SHoP (fondato dai fratelli Coren, Chritopher e William Sharples in associazione con Kimberly Golden e Gregg Pasquarelli) è testimonianza preziosa: intercettiamo, nel procedere, i paradigmi e le complessità del tempo presente, momento in cui tecnologia e naturalità apprestano modi e forme di una possibile e salvifica comunione. L’autore ci conduce alla scoperta di questi territori nodali, frontiere del contemporaneo. Margini e limiti  inesplorati o protetti, in cui l’artificio sembra il risultato di complesse permutazioni alchemiche. Figure e corpi che hanno come perno generante processi e sistemi di tipo avanzato, circondati da un aura di fascino e fervore avveniristico. A differenza però di molti progettisti e studi che da anni si cimentano con le tecniche di produzione digitale, SHoP volge la sperimentazione al concreto: a partire dai primi anni del duemila fino ad oggi delinea una figura nuova, nel panorama architettonico mondiale, incarnando il paradigma di quella che viene giustamente definita l’eta “Matura” del digitale in Architettura. L’accezione che si applica dunque a questa fase della sperimentazione è centrale, in quanto intercetta e approfondisce lo specifico della migliore ricerca progettuale: la possibilità di restituire alla disciplina un nuovo orizzonte etico.
Architettura è pratica salvifica, in quanto permette alla società di acquisire coscienza di sé e delle proprie potenzialità, sia a livello individuale che collettivo.

Collaborazioni costruttive è dunque la sintesi di un pensiero volto alla condivisione, che annulla il modo tradizionale – ed europeo -  di intendere l’architetto come un demiurgo – o modello di incessante autoreferenzialità. A questo si sostituisce invece una necessaria quanto salvifica capacità di impegno, sostenuto - in quanto processo infinitamente complesso- da sistemi software digitali dedicati. Tecnologia al servizio di etica e responsabilità. Non a caso SHoP viene scelto in due occasioni di estrema emergenza quale unico studio in grado di sviluppare soluzioni a problemi drammatici e inaspettati: a New Orleans a seguito dell’uragano Katrina per lo sviluppo e la realizzazione di un Centro Servizi realizzato tra due box prefabbricati, e a Ground Zero a New York dopo la tragedia dell’ 11/9 per la costruzione del ponte di Rector Street. Digitale, tecnologia parametrica, Rhinoceros, Catia, Digital Projects, Generative components, software di controllo numerico della fase costruttiva e di tutti i momenti che inevitabilmente sottendono al progetto complesso analogico estremo. Il libro non cerca di analizzare specificità di tipo spaziale o stabilire nessi storiografici, - esso tralascia giustamente queste consuetudini in cui indugia il dibattito critico – per soffermarsi sul modus operandi, ingaggiando un interrogarsi fecondo sul come poter sviluppare il progetto e la costruzione del digitale.

A Stefano Converso va il merito dunque di averci reso consapevoli di una ricerca necessaria e cruciale per lo sviluppo dell’architettura della contemporaneità. In particolare, il lavoro che l’autore conduce da anni in questa direzione è ritenuto pionieristico  -perché restringe il fuoco sulle procedure che oggi possono innestarsi sul corpo del manufatto, in modo pratico e dedicato alla realizzabilità ed al risparmio di risorse di tempi ed energie.
Ad Antonino Saggio si attribuisce necessariamente il merito di un incessante sostegno a queste ricerche, che sempre più vengono portate alla luce dalle recenti pubblicazioni inserite all’interno dalla collana da lui diretta – IT Revolution in architecture. Pubblicazioni che hanno ormai ben poco a che vedere con la speculazione su paradossi immaginifici e vetero avanguardistici ma, al contrario, fronteggiano temi e misure di una contemporaneità ricca di risorse e problematiche, tutte in fiduciosa attesa di risposta.
Questo è dunque un libro necessario e di sicuro interesse.



il numero 404 "Architettura e sperimentazione in Giappone" è da gennaio in libreria
online :... http://www.lindustriadellecostruzioni.it/2008/nov-dic/404.html



 

 

 

 

Innesti-sovrapposizioni-estensioni 2

l'industria delle costruzioni, n° 403, Settembre-Ottobre 2008 /on line :...http://www.lindustriadellecostruzioni.it/

La Ricerca italiana
Procedendo con fiducia e confidando nella possibilità di superare le categorie critiche attualmente più diffuse, che propongono per l’architettura italiana riflessioni e analisi incentrate unicamente su fattori di tipo anagrafico o geografico, proviamo a osservare con semplicità e disincanto quello che già c’è, che è presente e tangibile. Il tema come si è detto, costituisce un utile appiglio per verificare lo stato di ricerche che possono ritenersi comuni e condivise da parte degli architetti più sensibili alla costruzione ed al suo contenuto etico e poetico. Gli esiti delle quali sono misurabili in termini di risposte concrete. Un valore aggiunto inestimabile per la nostra cultura architettonica, perché la cura restituendole dignità e competenze specifiche ed offrendole -per la prima volta dopo anni di ristagno- la possibilità di ritornare al centro della pianificazione politica e sociale complessiva.
Non più una disciplina di nicchia per riviste patinate ma nuovo ed essenziale strumento di crescita e rinnovamento.



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Jean Nouvel

Ed. Edilstampa, Roma 2007, 160 pp. , € 22,00

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La monografia sull'opera di Jean Nouvel –tra le poche disponibili in italiano- esce nella collana diretta con passione ed impegno da Giuseppe Nannerini, “I Quaderni de l'industria delle costruzioni”. Una pubblicazione che nei presupposti cerca di proporre una lettura *altra* del lavoro progettuale di Nouvel, architetto francese di fama internazionale nato nel 1945 a Fumel (Lot-et- Garonne). Percorrendo retrospettivamente l'ampio corpus di progetti visioni utopiche e architetture degli anni 80' fino alle realizzazioni stupefacenti degli anni 90 che hanno consolidato ed imposto a livello mondiale la sua figura, la monografia si sofferma su alcuni elementi e concetti chiave ritenuti frammenti di una complessiva ed unica sensibilità architettonico-artistica.

La prospettiva assunta è dunque quella della produzione italiana che a partire dall'inaugurazione del nuova sede della società Brembo (il Kilometro rosso) avvenuta nel Maggio di quest'anno, si va concretando attraverso una serie di realizzazioni di sicuro interesse e qualità (Minimetrò di Perugia, Officine Ferrari a Maranello, Nuovo Padiglione alla Fiera di Genova, tra gli altri) presentate in rassegna mediante foto ed elaborati inediti. Il testo critico è accompagnato dalla testimonianza diretta di Alessandro Carbone, associato e responsabile di Ateliers Jean Nouvel Italia, un prezioso contributo imprescindibile per una introduzione all'opera ed al lavoro sostenuto nel corso di questi anni nella sede romana dell'Ateliers.

A seguire un breve estratto dall'introduzione:...

Un uomo del proprio tempo
Il tempo è una dimensione in perenne mutamento, impermanente e soggetta a costanti modificazioni. Il tempo trascende il consueto dualismo che vede la riflessione filosofica dividersi tra interpretazione lineare o circolare, tra successione di attimi consequenziali e perenne ripetizione di un ora eterna. E così le attività umane che utilizzano il tempo come materia, come elemento costitutivo del loro svelarsi, risentono e riflettono questa impermanenza e questa incertezza. Assiomi, sistemi di pensiero, teorie, consuetudini formali, stili e linguaggi: enunciati, questi presto o tardi si dissolvono come neve al sole.

In architettura sembra in qualche misura valere lo stesso principio: abbiamo stili definiti ed una loro successione, ed abbiamo una critica che è chiamata ad interpretare e a contestualizzare le diverse dicotomie; queste a seconda delle diverse interpretazioni non sono che il succedersi di movimenti e fermenti in aperto antagonismo oppure costruzione di un progetto critico autonomo e onnicomprensivo. In questo incedere sempre uguale a se stesso, monotono e piatto della storia appaiono talvolta figure ed esperienze che sfuggono alle consuetudini, tracce di percorsi non codificabili in forme e matrici consuete, liberi da condizionamenti e dogmi.

La ricerca di Jean Nouvel è paradigma della contemporaneità più positiva e feconda: la creazione di un campo di esplorazione illimitato in cui si manifesta il mondo ed il tempo presente non più idealizzato, non più teorizzato o immaginato; l'architettura di Nouvel evoca una realtà tangibile che si svela in tutto il suo potenziale innovativo e futuribile: il futuro è sempre.

 

Titolo:Jean Nouvel
Autore: Carlo Prati
Edizione: Edilstampa
Collana: I Quaderni de l'Industria delle Costruzioni
Anno Copyright: 2007
Numero pagine: 160
Prezzo: € 22,00
Disponibile: in tutte le librerie a partire da Novembre 2007

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ordina on line dal sito dell'editore:...http://www.edilstampa.ance.it/industria_nouvel.htm

 

sito:.... http://www.lindustriadellecostruzioni.it/Quaderni.html

materiali

 

"Jean Nouvel" recensito su:... Area, rivista di architettura e arti del progetto, n° 97 local/global

"una raccolta di appunti riflessioni, stralci di conversazioni tra architetti, immagini che provengono dal mondo del cinema e delle arti figurative, accompagna questo volume incentrato attorno alla produzione dell'architetto francese che ad oggi incarna nel modo più completo e allo stesso tempo contraddittorio, la figura del professionista contemporaneo tout-court. Nouvel come paradigma dell'uomo del suo tempo, rappresenta per Carlo Prati la figura capace di leggere e contestualizzare ogni problema contingente e, sopratutto tradurla in media linguistici comprensibili. La comunicazione e, quindi, la comprensione dell'architettura come fine ultimo dell'architetto, vengono letti dall'autore attraverso la proposta di una griglia metodologica che si articola attraverso passaggi ricorrenti nel lavoro di Nouvel: dal progetto sorgente che si intensta su modelli e Keywords di riferimento, fino all'opera vertice, paradigma di una determinata ricerca, collocata cronologicamente e criticamente. Il testo si compone di parti diverse, ognuna delle quali costituisce un contributo complementare alla comprensione della vasta produzione di Nouvel: una lettura critica che inquadra il lavoro dell'architetto transalpino all'interno di un sistema di riferimenti allargato, una serie di schede dei progetti manifesto, riletti attraverso la sequenza opera sorgente, modello, opera vertice, una riflessione sull'esperienza italiana degli ultimi anni, ed un intervista con il responsabile dello studio italiano di Nouvel, Alessandro Carbone, nonchè una convincente selezione della produzione dal 1999 al 2007. Se è vero che come sostiene Nouvel "la nostra immaginazione è condizionata dalle nostre informazioni", questo volume costituisce un interessante serie di connessioni ad altre informazioni possibili utili per leggere la sua architettura" Massimiliano Giberti

la recensione completa :.... .pdf 72 Kb :... download


il libro "Jean Nouvel" su AT casa.corriere.it

è on line la presentazione del libro sulle pagine del nuovo spazio che il prestigioso corriere della sera nella sua edizione telematica dedica da oggi al design all 'architettura ed a tutto il mondo che intorno ad essa ruota. Diretto da Silvia Robertazzi , coadiuvata da Alessandro Valenti, a i qual i vanno i miei più sentiti auguri per una radiosa e fertile stagione editoriale , ATcasa è una bella novità per il publishing telematico legata all'architettura - ormai troppo spesso introflesso e combattuto tra personalismi, opportunismi e sempre più rari entusiasmi

directlink:... http://atcasa.corriere.it/Tendenze/Libri/2008/03/12/jean_nouvel.shtml

Jean Nouvel
Lo sguardo di un architetto sul lavoro di un altro.
Gli occhi sono quelli di Carlo Prati. I progetti quelli del più famoso architetto di Francia

In questo testo confluiscono due passioni vitali l'architettura e la scrittura, che si incontrano a partire dall'esperienza diretta maturata all'interno della sede romana dell'Ateliers. Un idea quella di raccontare il lavoro di Nouvel e la sua attuale esperienza “italiana” che è germinata con calma, decantando nel corso di lavori e progetti a cui ho partecipato come collaboratore.
Percorrendo retrospettivamente l'ampio corpus di progetti visioni utopiche e architetture degli anni 80' fino alle realizzazioni stupefacenti degli anni 90 che hanno consolidato ed imposto a livello mondiale la sua figura, la monografia si sofferma su alcuni elementi e concetti chiave ritenuti frammenti di una complessiva ed unica sensibilità architettonico-artistica.
Nuovel si può interpretare come il paradigma dell'uomo contemporaneo: incarna gli aspetti più positivi e fecondi dell'oggi, è artefice di un architettura ricca di rimandi, sperimentale misteriosa che attinge a piene mani dal mondo dell'arte del cinema della letteratura e della filosofia. L'architettura di Nouvel è opera aperta - si potrebbe definire una wiki -architecture - dove l'edificio è “nodo”, singolo “punto di accesso” in grado di catturare la realtà circostante; La successione dei nodi è la moltiplicazione delle realtà sparse per il globo che crea movimento azione e racconto. Un racconto ecumenico: il collasso delle enclave delle barriere, dei confini la definizione di una nuova rete globale positiva: Abhu Dabhi, Doha, Seattle, New York, Londra, Seoul, Tokyo, Tangeri, Guadalajara….. altrettanti capitoli di una scrittura collettiva mondiale in continuo sviluppo e mutamento.

 

 

 

Radio3 suite, Radio 3, Sabato 5 gennaio 2008 h. 23.00
conversazione sul libro "Jean Nouvel"
.mp3 17:59 128 Kbs 44Khz

per ascoltare in streming clicca su:.... play

Stefano Catucci
insegna Estetica presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Camerino. Ha pubblicato, tra l'altro, i volumi La filosofia critica di Husserl (1995) e Introduzione a Foucault (2000), ha curato per assieme a Umberto Cao, Spazi e maschere , (Meltemi 2001)

RAI:... Radio3 Suite:.... http://www.radio.rai.it/radio3/radio3_suite/index.cfm

il libro "Jean Nouvel" su "l'Industria delle costruzioni" 399 Gennaio-Febbraio 2008

La recensione critica del libro ad opera di Emanuela Guerrucci, alla quale va il mio sincero ringraziamento unitamente ad una piccola precisazione: il sistema predisposto dall'autore relativo a termini di proprio conio quali Progettto sorgente Opera Vertice, ed i conseguenti modelli operativi non costituiscono il "sostrato culturale alla base della comunicazione interna dell'ateliers" nelle differenti filiali, tutt'altro esso rifiuta senz'appello una impostazione siffatta per prediligere una sostanziale libertà creativa e formale del singolo capo-progetto.

la recensione completa :.... .pdf 167 Kb download

un estratto:.... Compito quanto meno ambizioso quello di cui si fa carico l'autore, occupandosi dell'opera di un architetto celeberrimo sul quale si è scritto molto e si è detto ancor di più ma, a discapito di quanto sopra, l'impostazione data al volume si contraddistingue per una sua originalità. Innanzitutto un obbiettivo: il disgelare le logiche del processo creativo alla base della produzione dell Ateliers Jean Nouvel ( AJN). Per fare questo Carlo Prati ha bisogno di inquadrare, nell'allora contemporaneo contesto storico – critico, gli anni della formazione e degli esordi con le prime realizzazioni dell'architetto francese. Rapidi i tratti attraverso i quali l'autore delinea la complessa critica del panorama dell'architettura europea della fine degli anni 70 e dei primi anni 90, passaggio obbligato, quest'ultimo, per distillare gli elementi di una poetica progettuale quale quella di Jean Nouvel, che non ha mai voluto strutturarsi in una teoria. Pagine che vibrano di un entusiasmo genuino , talora soffocato da toni troppo intellettualistici. Ma laddove il volume raggiunge uno spiccato interesse è quando l'autore mette a frutto la sua esperienza di ex-collaboratore AJN attraverso la stesura di schede critiche per mezzo delle quali individua dei modelli di riferimento , delle suggestioni formali - operative alla base della produzione dello studio francese. Progetto sorgente, modello binario, modello additivo, opera vertice sono solo alcune delle definizioni che si trovano all'interno del volume e che non solo rappresentano il sostrato culturale alla base della comunicazione interna dell'ateliers ma che consentono altresì il funzionamento della macchina progettuale nelle differenti “filiali” sparse un po' in tutto il mondo. Arriviamo così al secondo elemento che caratterizza l'agile volume di Carlo Prati: l'aver voluto focalizzare l'attenzione della pubblicazione sulla più recente produzione in suolo italiano dell' AJN, fatto questo che rende la pubblicazione nel suo genere unica oltre che essenziale alla comprensione, nei loro caratteri generali di queste proposte alcune delle quali mai pubblicate. (Emanuela Guerrucci)

 

 

 

Snøhetta, Oslo Opera House

Compasses architecture & design / Morphing n°02 - 2008

versione in italiano del testo ospitato sulla rivista in lingua inglese

Architettura che si confronta con il tema della modellazione del terreno, che si conforma attraverso una tettonica fortemente poetica ed evocativa, permette attraverso le sue declinazioni più consapevoli di allacciare un legame con il contesto su cui insiste e sincronicamente con la sua storia e la sua tradizione. Questo è senz'altro il caso della Opera House di Oslo di recente terminata dallo studio norvegese Snøhetta. Vincitore dell'omonimo concorso internazionale indetto nel 2000, Il progetto è dotato di forte potenziale iconografico derivato dalla ricerca di una declinazione contemporanea del concetto di “monumentalità” - esplicita richiesta del bando di competizione – qui interpretata come poliedrico sistema di rimandi e suggestioni. Identità e luogo sono nel caso della Norvegia indissolubilmente legati alla specifica conformazione orografica, memoria di processi temporali interminabili e drammatici. Il Fiordo, il braccio di mare che si insinua tra le antiche vallate, è matrice terrestre dinamica: esprime - in sostanza - il progressivo erodersi dei ghiacciai attraverso il tempo, il Fiordo racconta e testimonia del loro lento inabissarsi nelle profondità dei mari artici.

Snøhetta immagina che un possente residuo di questi non si sia estinto, Snøhetta in modo fiabesco propone come viatico allegorico monumentale una suggestione epica, che agisce nel profondo della coscienza collettiva di una nazione, interrogandola sul rapporto che questa instaura con la propria terra.

L'edificio emerge sul limitare del Fiordo di Olso, sulla Penisola di Bjørvika; è un volume massiccio, etereo che nella sua monoliticità raccoglie le innumerevoli istanze funzionali richieste dalla committenza. Si tratta di un progetto “ecumenico”, che “accoglie” il visitatore o il viandante, che nel suo farsi imposta una serie continua di spazi aperti in grado di dialogare con l'insieme della struttura retrostante: il pack artico è così il suolo da cui scaturisce la città, nel ghiaccio si scolpisce la storia il vissuto architettonico di un intera nazione.

Tre sono le linee teoriche che danno origine alla spazialità ed alle dinamiche d'uso dell' Opera House: il “Wave Wall”, la “Factory” ed il “Carpet”.

Nel primo caso a da intendersi una linea verticale di demarcazione specifica tra terra e mare, tra la Norvegia e resto del mondo, una soglia simbolica attraverso la quale il pubblico incontra l'arte. Realizzato in legno il “Wave Wall,” si arricchisce di una geometria complessa in grado di trasferire una notevole tensione formale all'edificio.

Tutti gli spazi destinati alla produzione di opere multimediali ed artistiche legate alle attività performative sono invece concentrate nell'area della Factory, uno spazio mutevole nell'uso che fa fronte ai requisiti di flessibilità richiesti per l'intero organismo.

Lo spazio esterno è infine il Carpet che trasferisce il concetto di “monumentalità” sul piano orizzontale e sulle sue variazioni. Si tratta del fulcro ideale dell'intero lavoro di Snøhetta. La proposizione dell'immagine allegorica – il Pack artico, il ghiacciaio – permette di configurare uno spazio accessibile nel senso più ampio, una forma articolata che si incunea nel landscape urbano.

Nel dettaglio il sistema di rivestimento esterno dei piani inclinati che definiscono la copertura praticabile, è realizzato mediante grandi masselli di marmo di Carrara, - provenienti dal nord italia ed in particolar modo dalla cava apuna de La Facciata - con spessori che vanno dagli 8 ai 10 cm , ed in alcuni casi arrivano a 20- 30 cm . Le dimensioni massime dei lastroni e dei masselli arrivano in media a 2,3 m di lato, mentre la superficie totale del rivestimento è di oltre 20.000 metri quadrati.

Il materiale è dunque inteso come elemento in grado di caratterizzare i tre differenti “momenti” o “stanze” dell' organismo architettonico. Se il marmo di Carrara – come visto - identifica il “Carpet” acciaio e legno sono invece impiegati rispettivamente nella Factory e nel Wave Wall.

Va poi sottolineata l'importanza della collaborazione che lo studio associato di Oslo intrattiene con artisti e designer internazionali nella ricerca sui legami che intercorrono tra architettura e apparato decorativo. Kristian Blystad, Kalle Grude e Jorunn Sannes hanno lavorato al trattamento della copertura praticabile costellata da leggere asimettrie e giochi parallasici. Il sistema di rivestimento esterno del volume dell'auditorium, realizzato in pannelli metallici è sviluppato insieme a Astrid Løvaas e Kirsten Wagle ideatori del pattern di rifinitura ispirato alla alternarsi concavo-convesso delle onde marine. La decorazione dei volumi interni del Foyer, che allude alle diverse conformazione del cristalli di ghiaccio è infine opera di Olafur Eliasson.

Un discorso a se merita il trattamento della grande sala per concerti e teatro da 1400 posti; introdotta da una scultorea e luminosa scala rivestita in legno di quercia, verso l' interno è invece impostata su tonalità e timbri chiaroscurali, variabili cromatiche misteriose e archetipiche, come di grotta, un universo magico a cui si accede dopo aver percorso la luminosità accecante della copertura- ghiacciaio.


(Settembre 2008)

 

 

 

 

Innesti-sovrapposizioni-estensioni

l'industria delle costruzioni, n° 396, Luglio-Agosto 2007 /on line :... www.lindustriadellecostruzioni.it

Trasformare per addizioni
Questo tipo di architettura -ben rappresentata dai progetti illustrati a seguire in questo numero- che sia il risultato di ambiti di prefigurazioni a priori, controllati quanto più possibile dal progetto o frutto di una sedimentazione cadenzata nel tempo -propria di una logica casuale ed apparentemente caotica- riflettente in se le “autonome” dinamiche di mutazione del contesto in cui si cala, sembra declinarsi secondo modalità che in questa sede è stato necessario distinguere sinteticamente in tre principali sottoinsiemi: innesti sovrapposizioni ed estensioni. Di seguito dunque una guida alla lettura del numero ed un chiarimento sulla logica che è sottesa alla scelta degli esempi proposti dai curatori
Innesti/La categoria proposta intende raccogliere idealmente quelle procedure e quei sistemi di adeguamento delle strutture esistenti, volti al completamento ed all'ampliamento di organismi obsoleti in cui l'elemento innestato si dichiara “autonomo” -sia dal punto di vista estetico che funzionale. Si tratta dunque di un architettura ex novo adagiata ed inserita sul corpo di strutture autoconcluse e preesistenti. Elementi attivi che diventano materia progettuale sono dunque il rapporto con il contesto, con la memoria sedimentata delle cose e degli oggetti architettonici, quindi con il tempo

 


 

 

 

 

Superluoghi: Stazione Termini

pubblicato su La civiltà dei superluoghi Ed. Daminani, 2007

“Dica! Signorina Dicaaa!”,


“taxì, taxì, le serve taaaxi'”

,
“miss albergo?, miss hotel near stations?”


“cinque stelle, albergo digaaa, mister! hotel?”

appena sbarcate impaurite ed in leggera soggezione le svedesi sembrano fidarsi, osservano impreparate quelle apparizioni scomposte: sono umani che le parlano ed abbordano umani dall'aria primitiva ancestrale senza tempo.Così pure il viandante il turista il pellegrino il commesso viaggiatore l'uomo d'affari indaffarato, così i romani stessi tutti presi dal subisso dagli inviti scomposti degli adescatori abusivi, lascivi e sdruciti.

Il comitato d'accoglienza parte da qui da questo cordone umano che si sparpaglia nella galleria principale in quella promenade che sa di mille odori e di centinaia di idiomi, che s'innalzano verso l'alto verso i travertini ed il vetro sudicio di polveri stabilizzate, tracce di ruggine e di metallo impastate di calcare. Guano e piccioni che del guano sono autori fautori e promotori. Oggi sono immagini trasmesse dai plasma installati a bella posta lungo tutto il percorso sgommato e risolato dove le sòle –quelle vere- s'accalcano e calpestano dove le sòle corrono al binario sperando di non perdere l'occasione di fuggire dalla metropoli ancora incolumi, integri, salvi. Immagini rapide di prodotti di bollicine e cellulari dove corpi pance braccia e moltitudini si espongono in un maelstrom di raggi luminosi cangianti- Sono emessi dal plasma questi raggi vividi di colori in PAL e NTSC, e ricascano sulle cerate e le giacche a vento sui loden e sui velluti a costa di chi stanzia e di chi corre di chi rimorchia e di chi guarda: tutti stipati o di passaggio nella grande galleria della stazione che come collettore unisce le condotte dei quartieri spaccati dalle rotaie: fasci ferrosi che viaggiano per l'Italia in un immensa prospettiva di transazioni ed affari.

L'Esquilino ed il castro pretorio San Lorenzo e Porta Maggiore ricuciti da tunnel carrabili ai vapori di sodio, di quel giallo sabbioso che contraddistingue gli attraversamenti promiscui e segreti. Le torri dell'acqua che ti ricordano De Chirico, che viste così in questa luce meridiana di una domenica di campionato -che poi anche il campionato è sospeso perché di violenza si uccide-, insomma a guardarla così questa Roma sembra metafisica vivente che respira e palpita.

Al nulla geometrico di queste tracce cangianti, che a miriadi ronzano nell'incavo sotterraneo e terrestre della stazione si frappone poi infine il muraglione bianco dell'ingresso principale. Il brusio si fa subito vociare chiassoso: i suoni si impastano scivolano e con essi i riflessi ed i bagliori molteplici, scivolano, come solo il mercurio scivola sulle superfici porcellanate del grande dinosauro striato di cielo e cemento. L'ingesso (o uscita) verso la città eterna che spinge i viventi, come pacca ben assestata sulla spalla, verso il biotipo urbano dall'aria distratta e sognante che i più chiamano: Roma

 

 

 

 

 

 

 

 

EM2N, Theater 11 in Zurich

Arch.it, rivista on-line di Architettura, sezione “Architetture”, Aprile 2007 online su:... arch'it
l'industria delle costruzioni, n° 396, Luglio-Agosto 2007

"E così, tra le calme serene del mare tropicale, in mezzo a onde i cui battiti erano sospesi per l'estasi, Moby Dick andava, nascondendo ancora alla vista la pienezza dei territori del suo tronco sommerso, interamente nascondendo la deforme orridezza della sua mandibola. Ma ben presto la parte anteriore del suo corpo emerse lentamente dall'acqua; per un istante la figura marmorea formò un grande arco, simile al ponte naturale della Virginia, e come un gesto ammonitore sventolando nell'aria la coda come una bandiera, il grande iddio si mostrò, si tuffò e scomparve."
Herman Melville, Moby Dick, o la Balena , Adelphi, traduzione a cura di Cesare Pavese

Nel panorama complessivo dell'architettura elvetica contemporanea la produzione, il lavoro e la ricerca dello studio EM2N -fondato a Zurigo nel 1997 da Mathias Müller (1966) e Daniel Niggli (1970) entrambi allievi di Marcel Meili presso l'ETH- risulta tra le più feconde; le tensioni più radicali, proprie di una certa avanguardia di stampo olandese (Koolhaas, MVRDV...) sono fuse e rilette nel quadro della cultura compositiva Svizzera, prestigiosa e severa ma allo stesso tempo realista e fortemente disincantata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Itinerario Svizzero

l'industria delle costruzioni, n° 384, Settembre- Ottobre 2005 /on line :... www.lindustriadellecostruzioni.it
cp.com microsite:... http://www.carloprati.com/itinerariosvizzero.htm

Nell’ intraprendere un viaggio ed un itinerario architettonico, alla scoperta di una realtà geografica e culturale complessa ed articolata - in cui coesistono pacificamente identità e tradizioni differenti - il viaggiatore lo studioso od il semplice turista, così come il lettore avveduto di queste pagine, si immagina siano talvolta pervasi ed attraversati da un senso di incertezza derivante dalla difficoltà di contestualizzare correttamente ogni singolo episodio o esempio proposto. Risulta molto difficile ricostruire un immagine univoca, che sintetizzi il panorama culturale svizzero, apparentemente così labirintico e frammentato: muoviamo allora alla ricerca di alcuni facili appigli a cui sostenersi, per facilitare la lettura degli edifici presentati in questo numero. Per orientarsi in modo agevole all’interno di questa rassegna si è scelto di introdurre un itinerario che a partire dal Ticino e dai Grigioni attraversa la Svizzera centrale terminando nel cantone di Zurigo; una sequenza di tappe non necessariamente consequenziali: il tema del viaggio del resto, è connaturato ad una delle idee più comuni e condivise legate alla Svizzera ed al suo immaginario.


 

 

 

 

 

 

 

Peter Märkli , La Congiunta

Arch.it, rivista on-line di Architettura, sezione “Architetture”, Luglio 2005 / online su:... arch'it

l'architetto e lo scultore:La Congiunta è un piccolo museo dedicato all'opera dello scultore tedesco, ma naturalizzato svizzero, Hans Josephsohn; commissionato e voluto dalla fondazione omonima, è stato realizzato da Peter Märkli nel 1992. L'edificio si trova a Giornico un piccolo paese della Val Leventina (canton Ticino), sorge su di un terreno molto particolare -acquistato in passato dallo stesso Josephsohn- delimitato a est dal fiume Ticino ed a Ovest dalla ferrovia cantonale. Prima di introdurre l'intervento, è utile soffermarsi brevemente sul rapporto pluriennale di amicizia e condivisione che intercorre tra lo scultore e l'architetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gion A. Caminada, Stiva da Morts

Arch.it, rivista on-line di Architettura, sezione “Architetture”, Dicembre 2004 / online su:... arch'it
d'Architettura, rivista italiana di architettura, “Cambiamenti di stato”, n°26, 2005

Due sono gli elementi da cui scaturisce il portato simbolico connesso alla piccola costruzione grigionese, in prima istanza, la funzione: la Stiva da morts è il luogo in cui si espone il feretro durante il periodo di lutto che precede la sepoltura delle salme; condizione questa che favorisce la riflessione sul legame tra il rito e le sue forme in rapporto alla liturgia del lutto. Il secondo dato da considerare è di carattere biografico: Caminada vive e lavora a Vrin, e qui ha avuto occasione di realizzare un cospicuo numero di architetture sia private che pubbliche; il luogo, quindi, è inteso sia come spazio vitale di una comunità i cui ritmi sono dipendenti dalla natura e dalla sua imprescindibile presenza, ma anche come patrimonio di nozioni e tecniche legate alla tradizione costruttiva.

 

 


 

 

 

 

VALERIO OLGIATI Das gelbe haus

l'Industria delle Costruzioni, “Trasformazione/Riqualificazione”, n°373, Settembre–Ottobre 2003
Arch.it, rivista on-line di Architettura,
sezione “Architetture”, Novembre 2003 / online su:... arch'it

Una corretta presentazione di questo intervento di risanamento e trasformazione strutturale dell’edificio denominato “das gelbe haus” (premio per la migliore architettura svizzera 1999, assegnato dalla rivista Hochparterre e dal programma televisivo 10 vor 10) situato nella piccola cittadina svizzera di Flims, nel cantone dei Grigioni, per essere esaustiva deve necessariamente tenere conto del ruolo e dell’importanza ricoperti nella vicenda da Rudolph Olgiati (1910-1995), proprietario del fabbricato originario ed importante architetto locale.
Nell’anno della sua morte infatti, egli lascia la proprietà dell’edificio alla municipalità di Flims vincolando però ogni intervento successivo sul fabbricato all’uso del colore bianco (dalle fondamenta al tetto); non si tratta di certo di una scelta arbitraria, ma di un vero e proprio codice linguistico che è rintracciabile in tutti gli edifici costruiti da R.Olgiati nella cittadina, massicci ed invariabilmente bianchi. Il progetto di ricoversione dell’edificio in centro culturale avviato nel 1995 (a pochi mesi dalla morte del padre) viene affidato all’allora quarantenne figlio dell’architetto grigionese, Valerio Olgiati, il quale muoverà da questi vincoli e presupposti iniziali, per realizzare un opera il cui linguaggio è al tempo stesso innovativo e radicale

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RCR ARQUITECTES. Espacios para el ocio y la cultura

Arch.it, rivista on-line di Architettura, sezione “Architetture”, Maggio 2003 / online su:... arch'it

La scelta di organizzare la trattazione per tre argomenti generali richiama la necessita’ di poter affrontare il tema alle diverse scale.Di conseguenza questa semplificazione dapprima interessa la scala piu’ ampia delle implicazioni biografiche degli architetti in relazione alla loro produzione architettonica, aspetto assolutamente non secondario nell’ economia della produzione architettonica del gruppo. Per questa traccia saremo condotti ad analizzare una metodologia ben precisa di relazione con l’elemento naturale, derivante ( si ritiene) proprio dagli aspetti prima definiti, un modus operandi che permette appunto di poter radicare l’identità sia dell’elemento antropizzato che di quello naturale senza che reciproche prevaricazioni subentrino.Passeremo poi ad analizzare in seconda istanza, l’edificio, attraverso tre diversi aspetti di quello che si e’ chiamato appunto il meccanismo architettonico

 


 

 

 



Interventi di riqualificazione del trasporto su ferro: il caso svizzero

l'Industria delle Costruzioni, “Infrastrutture e paesaggio urbano”, n° 367, Settembre-Ottobre 2002


Questa breve quanto succinta trattazione ha per oggetto le linee di indirizzo generale applicate nella gestione degli interventi di opere di pubblica utilità, quali ad esempio, la costruzione di nuove stazioni ferroviarie, la riqualificazione delle aree ad esse limitrofe ed il potenziamento delle reti di trasporto su ferro esistenti, adottate nella piccola nazione Svizzera. Negli ultimi dieci anni sono infatti stati varati due progetti estremamente importanti, Bahn2000 e Alptransit, ai quali è demandato il compito di rivoluzionare il sistema di rapporti e di relazioni tra i grandi centri urbani svizzeri (Zurigo, Losanna, Berna, Lugano), e quelli europei (Milano, Parigi, Strasburgo, Monaco, Vienna, etc.), ed inoltre migliorare e ridurre tutti i tempi di percorrenza sulle tratte interne. La storia del progetto Bahn2000 è esemplare in riferimento alla strategia attuativa, il suo programma venne sottoposto a referendum popolare nel 1987, e nell’anno successivo ne venne approvato il finanziamento, esso si proponeva come obbiettivo principale, la ramificazione capillare dei trasporti pubblici sull’intero territorio nazionale, tra città, campagna, agglomerati urbani e regioni. In termini pratici l’adozione dello strumento referendario costituisce in se una chiara volontà di rendere partecipi tutti i soggetti sociali, in ordine ad un esemplare chiarezza operativa, dell’iter progettuale, vero e proprio metodo di lavoro viene considerato infatti il continuo confronto tra comuni, proprietari dei terreni, autorità cantonali e regionali ed anche le associazioni ambientaliste. All’oggi tutti i progetti della prima tappa di Bahn2000 sono in fase di esecuzione se non addirittura conclusi, ben 37 stazioni sono state o edificate o ristrutturate, tra queste il progetto più importante è sicuramente la stazione di Zurigo HB. A partire dal 1994 sono stati iniziati nel suo comprensorio circa 20 progetti, oggi la maggior parte di questi è già funzionante, altresì, nell’Aprile di questo anno si è concluso il concorso per il progetto di ristrutturazione della stazione di Berna ovest, vinto dal gruppo GWJ Architekten,( 2°premio Von Gerkan, Marg und Partner; 3°premio Ingenhoven Overdiek und partner) finalizzato alla realizzazione di un nuovo edificio destinato ad uffici e negozi. Il progetto Alptransit si proietta invece in un ottica transnazionale attraverso la realizzazione delle nuove trasversali ferroviarie alpine, come le gallerie di base del San Gottardo e del Lotschberg, esso è finalizzato principalmente a spostare su rotaia il traffico pesante (il problema dell’inquinamento è molto sentito, basti pensare ad esempio che nel basso Ticino ogni 1000 abitanti vi sono 620 macchine). Per capire la portata del cambiamento che Alptransit porterà su tutte le aree e i paesi del area Ticinese, si può fare riferimento ad un semplice dato: oggi l’attuale percorrenza del cisalpino da Zurigo a Milano è di 3 ore e 40 minuti, dal 2012 (data prevista per la fine dei lavori) essa sarà ridotta a 2 ore e 40 minuti.

La definizione di una strategia operativa
Risulta quindi evidente a questo punto, che la struttura stessa degli equilibri presenti sul territorio svizzero, e delle gerarchie tra i centri maggiori e quelli minori, subisca una sostanziale metamorfosi. Semplificando, si può ritenere che questa si conformi come una rete i cui nodi, rappresentati dai grandi agglomerati urbani, siano collegati tra loro attraverso assi di congiunzione, i quali determinano una costellazione di interventi interstiziali, in cui viene affrontato il tema del progetto complesso, o meglio delle relazioni tra funzionalità divergenti e le infrastrutture legate alla mobilità. Infatti, le stesse dinamiche messe in regia dalle grandi operazioni progettuali precedentemente illustrate, divengono patrimonio comune per le singole amministrazioni locali, che si servono degli strumenti legislativi presenti per riconvertire le aree limitrofe alle ferrovie e per rimodernare o laddove possibile, edificare ex-novo le stazioni. Lo strumento adottato principalmente per affidare gli incarichi di progettazione è il concorso di architettura, attualmente in Svizzera sono innumerevoli i bandi relativi a questi temi, e lo stesso dibattito architettonico è sensibile a queste riflessioni, non a caso, le commissioni giudicatrici sono composte da autorevoli esponenti del mondo professionale ed accademico. A titolo di esempio, nel giugno del 2001 si è chiuso il concorso per la nuova sede del “Basellandshaftliche Gebaundeversicherung” di Liestal, città oggetto di interventi previsti da Bahn2000, il programma prevedeva la realizzazione di un insieme di edifici per una superfice di 3.659 mq. da distribuire su di un area interstiziale a ridosso della ferrovia di complessivi 25.000 mq. Il progetto vincitore ad opera degli architetti Cuzzolin, Calderan, Pedrina, in collaborazione per l’architettura del paesaggio con Stefan Tischer, si caratterizza principalmente come edificio piastra, la cui copertura si conforma come nuova linea di terra interamente sistemata a prato, dalla quale emergono in maniera puntuale torri di osservazione e di captamento della luce, in grado di inserirsi all’interno del paesaggio naturale circostante in modo dialettico. In questo caso tra i membri della giuria vi era Adolf Krishanitz, in oltre, nel concorso attualmente in svolgimento, per la riqualificazione delle aree limitrofe alla stazione di St.Gallen (si noti l’analogia del tema rispetto al concorso di Liestal), la giuria vede fianco a fianco figure di primo piano del panorama internazionale come, Max Dudler, Mike Guyer, Marianne Burkhalter, e giovani architetti come Valerio Olgiati. E’ quindi indubbio il ruolo determinante che assume il tema della stazione all’interno delle riflessioni contemporanee, in ordine al tema degli spazi pubblici, e come il comune modo di intendere questi ultimi necessiti, alla luce delle recenti esperienze svizzere, di un ulteriore riesame. Di più, è interessante notare come sia proprio stata questa strategia politico culturale ad aver permesso di far scaturire una nuova tipologia di interventi, di episodi architettonici, alcuni dei quali entrati di diritto nella storia dell’architettura contemporanea, in cui l’incontro tra le specifiche richieste della committenza, le ferrovie svizzere (SBB), e i temi di ricerca dei singoli progettisti, definiscono un efficace tattica di lavoro. In questo contesto si collocano il box-segnale delle CFF, parte degli interventi del progetto Bahn2000, realizzato dagli architetti Gigon & Guyer per la stazione di Zurigo (1996-1999), la torre di controllo della CFF di Basilea ad opera degli architetti Herzog & de Meuron (1999), ed infine il trasformatore elettrico, vera e propria architettura flessibile in quanto adattabile a stazioni di differente grandezza, realizzata dagli architetti Morger & Degelo (1996-2001).

Un esperienza concreta, la partecipazione svizzera al concorso Europan 6
Accanto a questo scenario architettonico, in cui i temi complessi vengono sottoposti alla verifica di progettisti affermati, si inserisce, un diverso tipo di procedura, unica nel suo genere, per la definizione delle linee di intervento sulle aree ferroviarie, che a partire dalle singole amministrazioni comunali coinvolge i giovani architetti, nella redazione dei suddetti progetti. E’ questo il caso relativo all’ultima edizione del concorso annuale Europan “in between cities”, la particolarità di questa competizione risiede nella procedura di selezione dei siti, i comuni interessati, propongono la candidatura delle proprie aree in trasformazione alla struttura Europan relativa allo stato di appartenenza, ed in seguito a selezione, queste divengono oggetto del concorso. Terminata questa prima fase, vengono nominate le giurie nazionali, chiamate a individuare i vincitori su tutti i siti relativi al singolo stato, è interessante notare come la giuria svizzera abbia goduto tra gli altri, del contributo di architetti già incontrati nel corso di questa trattazione come membri di giurie, Marianne Burkhalter e Adolf Krishanitz unitamente a personalità di spicco come Winy Maas (MVRDV) e Luigi Snozzi. Sono state scelte, per la sessione di quest’anno, il cui tema era relativo agli spazi Interstiziali posti all’interno dei nuclei urbani, due aree ferroviarie, l’una nella cittadina di Illnau-Effretikon (Svizzera tedesca), e l’altra invece posta all’interno della città di Mendrisio (Canton Ticino). Nel primo caso il progetto non prevedeva di intervenire sul fabbricato della stazione, ma bensì di redigere un piano dettagliato di sviluppo, per il quartiere situato ai margini della ferrovia, in pratica la realizzazione di un intervento di ricucitura del sistema urbano esistente mediante la realizzazione di edifici per uffici ed il commercio. A Mendrisio, invece i termini del quesito proposto ai partecipanti erano più specifici, si richiedeva infatti la progettazione della nuova stazione (attraverso ristrutturazione oppure nuova edificazione), unitamente alla possibilità di prevedere la riconessione tra i due lembi di città separati dalla linea ferroviaria, anche attraverso funzioni a carattere ricreativo, culturale (atelier per l’Accademia di Mendrisio), e di abitazioni temporanee per i frontalieri (lavoratori pendolari dall’Italia al Ticino). La necessità da parte dell’amministrazione di rinnovare queste aree risponde alla reale esigenza di trasformazione che il comune, in accordo con i rappresentanti delle ferrovie sia tedesche che italiane, stanno avviando in seguito alla prossima realizzazione del progetto Alptransit, che renderà la città Ticinese spazio di transizione tra i due sistemi superiori identificabili in Milano e Zurigo, con il relativo aumento di ricettività che la stazione dovrà essere in grado di soddisfare, divenendo vero e proprio crocevia di primaria importanza a livello regionale e transfrontaliero. Attualmente, conclusasi la fase del concorso, il comune di Mendrisio ed il responsabile cantonale delle ferrovie dott. Benedetto Antonini, si sono fatti promotori di un Workshop di studio, che ha permesso di mettere a confronto i proprietari delle aree interessate, i gruppi laureati per questo sito, Hybridees (Ginevra), Base_1 (Roma), Shumacher-Nutten (Karlsruhe), Ammon-Goldenberg (Berlino), le ferrovie stesse, ed i responsabili comunali per le politiche del territorio, l’esito del quale è stata la definizione dei termini per la sinergia tra i soggetti suddetti, nella redazione del futuro piano particolareggiato relativo al comparto stazione. Se confrontiamo ora la realtà italiana, in riferimento alle tematiche progettuali relative agli interventi sulle stazioni ferroviarie, o sulle aree di risulta che le infrastrutture possono generare all’interno della città contemporanea, ci si renderà conto di come quest’ultima raramente si apre alle nuove generazioni di architetti, in quanto il sistema dei concorsi relativi ai progetti complessi non permette l’apporto di queste risorse, chiaramente prive dei requisiti necessari richiesti. Un peccato quindi, per queste ultime non poter riflettere sulla nuova dimensione dello spazio pubblico contemporaneo, tutt’altro che non luogo, tutt’altro che spazio residuale, a meno (sic), di non trasferirsi professionalmente in altri contesti culturalmente più fecondi.

 

 

 

 

UN IPOTESI DI LETTURA
La futilità degli oggetti
La decomposizione e i processi delle differenze di Peter Eisenman

In questo saggio, pubblicato per la prima volta in “ The Harvard Architectural Review” nel 1984, Peter Eisenman mette in evidenza ed analizza quei “segmenti” della storia che classifica altresì come “Assenze” momenti che l’autore immagina collocati tra due “continuità’”, delle quali l’una ormai prossima alla conclusione e l’altra, dila’ da iniziare.
Le architetture che si manifestano nei momenti di assenza della storia, o meglio quei manufatti che per loro caratteristica compositiva interpretano un momento di rottura con il passato, sono tracce, testimonianze, lesioni che Eiseinman analizza con spietata lucidità, individuando edifici dalle età dissimili ma dall’ apparato formale affine.
Vengono quindi considerati, attraverso un sistema di rimandi e di interrelazioni logiche, momenti tra loro continui della storia dell’Architettura, il Classicismo ed il Modernismo in virtu’ del medesimo rapporto che essi stabiliscono tra “ significato” e “forma” ( Composizione come processo classico) e “trasformazione” e “tipo” (trasformazione come processo modernista) fino a raggiungere la coincidenza nel intendere il rapporto tra “oggetto” e “processo” compositivo.
Vieppiù e’ contenuta all’interno di questi momenti di continuità della storia la matrice ( forse anche in forma inconsapevole) del “Negativo” della composizione classica, ovvero un “altra” condizione per l’oggetto ed un “altro” processo del Fare. L’autore attraverso quindi un lucido sistema di codificazione della storia e dei suoi processi, sistema che per la sua rigidezza si sarebbe tentati di assimilare alle griglie compositive proprie dei testi enciclopedici di fine ottocento, dimostra ( il manufatto architettonico come funzione matematica ) come sia possibile rintracciare all’interno di determinati esempi nella architettura del Rinascimento e del Moderno il “ punto critico ” , l’assenza dei valori apparentemente a questa associati, con il risultato finale di poter riconoscere in essi l’idea di “Decomposizione” ovvero per dirla alla Eisenman “Il negativo del Classico”. Tralasciando di analizzare il portato scientifico del testo, sembra più appropriato analizzarne in questa breve trattazione la “Griglia critica”: il sistema, come precedentemente accennato, fortemente analitico caratteristico dell’autore. Un dato su tutti è lampante, il rapporto di sostegno che il testo riceve dall’ apparato grafico che lo accompagna, soffermiamoci un istante ,e analizziamo velocemente in che modo il testo dialoga con le immagini. Gli edifici che nel saggio vengono presi ad esempio,si ritrovano ad essere cannibalizzati e alfine ci svelano quale e’ la materia di cui è composta la loro struttura compositiva, il riferimento qui va alle innumerevoli varianti che l’autore sperimenta sull’architettura, una sorta di processo Froebeliano o, se si preferisce un rimando più spicciolo, una composizione e una de-composizione “ per pezzi” propria del gioco dei Lego. Caratteristica sì forte questa del saggio in oggetto, che proprio forse a causa delle stesse dinamiche descritte e’ messe in atto dall’autore, ne concreta il punto di rottura nell’ estremizzazione del metodo critico adottato, il quale sembra realizzare appunto un “negativo” del testo stesso. Tutto ciò di certo non sembra il frutto di una casualità ma, bensì il tentativo di perpetuare - si pensi al gioco infinito di riflessioni in cui lo sguardo si perde nel capolavoro del Velazquez “ Las Meninas” - anche nel lettore quella sensazione di testo nel testo, di continuo rimando senza soluzione di continuità, vertiginosa e senza appigli che è caratteristica determinante dello “oggetto futile”. Testo e immagine in questo contesto non possono vivere autonomamente, sono quindi, brani inseparabili dello stesso corpo:il lettore deve effettuarne una lettura sincronica, sviluppando esso stesso un sistema di fruizione dell' opera di taglio didattico.
Non siamo chiamati a collaborare con il testo, il testo non ci pone di fronte a delle domande, Eisenman legge la storia e i suoi momenti, con estrema lucidità.
Nostro è il ruolo dello spettatore, dell’apprendista oppure del probabile discepolo.E’ quindi a questo punto del l testo che sorge il sospetto di trovarsi dinanzi, non tanto ad un semplice saggio critico ma, bensì, ad un Manifesto culturale.

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La storia non e’ continua.
E’ fatta di assenze e di presenze.

E’ sicuramente un avvio estremamente deciso, nulla e’ dato a sproposito il progetto critico, poggia su basi teoriche solide, queste ultime traducono e reinterpretano gli avvenimenti Ed infatti l’autore nella prima parte del saggio ripercorre i passaggi cruciali che hanno determinato nel tempo le evoluzioni del pensiero e quanto queste modificazioni hanno influito sul modo di percepire la Storia stessa. Lo stile e’ deciso, fermo, ogni passaggio gode di un aura di Incontrovertibilita’ che da questo si trasfonde all’intero saggio, i temi sono “alti”,la riflessione e’ di impronta filosofica: la visione e la qualita’ del Tempo ne sono il soggetto. Il testo è del 1984: Si puo’ allora rintracciare forse proprio nella transitoria condizione culturale del movimento della De-costruzione, in quegli anni agli albori ,il motivo di una forma testuale cosi’ violenta ed apodittica In tal senso, sembra darci conferma di questa interpretazione, il punto di arrivo della riflessione iniziale dell’autore che definisce appunto la Decomposizione come processo alternativo del fare Composizione , mentre contemporaneamente viene introdotto quello che possiamo considerare il core della trattazione, fatto di categorie e immagini ad esse associate.


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Come possiamo riconoscere nel corso della lettura di un testo, il superamento di un confine aldilà’ del quale si penetra piu’ a fondo nel soggetto trattato? Nel caso in esame viene strumentalmente introdotta l’immagine come elemento della narrazione. E’ possibile immaginare molteplici usi di quest’ultima e soprattutto diversi gradi di peso della stessa all’interno del Testo. Qui, ricopre un ruolo primario: lo svolgersi della lettura si accompagna al dipanarsi delle illustrazioni veri e propri fotogrammi che nella fruizione consecutiva concretano un unita’ a se’ stante, un testo nel testo. Nell’ ambito di una analisi sincronica degli elementi che costituiscono questa fase del Saggio il rapporto che si stabilisce tra i contenuti e il modo in cui questi vengono trasmessi e’ di carattere entropico. Piu’ il portato critico si realizza, o meglio piu’ si rafforza nel lettore la coscienza degli argomenti trattati( le architetture che Eisenman decompone seguono nella scelta questa progressiva recrudescenza del fattore compositivo partendo dall’analisi di tre edifici veneziani Palazzo Minelli, Palazzo Surian ed il Palazzo Foscarini ai Carmini, fino ad approdare all’edificio per appartamenti Giuliani Frigerio di Giuseppe Terragni) e piu’ si rafforza il ruolo dell’immagine, del “non testo”. In maniera non involontaria, si ritiene che l’autore metta in scena la decostruzione, usando un abaco compositivo solo in apparenza lontano da quello proprio dall’architettura


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Rispetto ai due precedenti momenti del testo, tra loro diversi in quanto strumentali alla definizione della Tesi sostenuta, la parte conclusiva in qualche modo si colloca in una posizione intermedia tra questi. Del momento iniziale recupera la forma filosofica o se si preferisce il timbro “non dialettico”, scientifico la dove pero’ la riflessione verteva principalmente sul rapporto tra Storia e Tempo, qui - ora che sono stati introdotti gli elementi propri del dibattito architettonico - i protagonisti diventano il Processo compositivo e l’Oggetto prodotto. Del secondo, il core, recupera invece le immagini a questo punto ritenute sedimentate, recepite, dal lettore e quindi evocabili in modo disinibito senza necessariamente approfittare del loro portato teorico, gia’ in precedenza esaustivamente esplicato. Il cerchio, in questo nodo conclusivo del Saggio, si chiude intorno all’Idea, l’epilogo e’ qui riservato alla esposizione dell’Intuizione. La Tesi e’ consustanziale alle ultime battute del testo, l’autore chiude la sua trattazione delucidandoci sulla natura dell’oggetto futile, “..La rimozione dell’ identità’ e del significato degli oggetti segnala un inutilita’(…) L’oggetto futile ed il processo di decomposizione non costituiscono piu’ oggetti arbitrari e processi anomali, ne’ una mutazione del Classicismo.
In questa nuova epoca essi possono essere diventati, benche’ accidentalmente, il destino dell’ architettura di oggi
.” Rimane quindi incastonata nello spirito di queste battute finali e nella sua stessa conclusione l’ambigua - quindi simbolica -natura del saggio

 

 

 

MAGMA

Se mi accendo tu vivi, se mi spengo, muori. attratto in un turbine di congetture a spirale, ti inquieta sentirti preda del vuoto, dove sono le certezze, le concilianti orchestrine, le indicibili bellezze, che fino a poco prima si propagavano attraverso me, in te, i suoni scoppiettanti, le risate e le trame dell' apocalisse terroristico. Paura, senso di perdita, sudore, crollo della torre, senti attraverso di me strisciante il malessere; guarda. Sei sveglio e negli occhi la deflagrazione, a chilometri da qui, a migliaia di chilometri da qui, ma a cadere sei tu, sappilo, da ora in poi a cadere sei tu, ora non distogli più lo sguardo, ora hai capito di essere un bersaglio, stupore, apprensione, sgomento, si esatto, sgomento davanti alla nostra caduta, guarda. Le cause, le ragioni, l'odio, hai scoperto ora che esiste un altro mondo, certo puoi dormire sogni tranquilli, rassicurati, si tratta di una civiltà inferiore, sei stato colpito alle spalle, una società barbara, veline, ecco le veline, vieni avvicinati ci sono le veline, stop. Dramma, conflitto, attacco, la nazione, il senso dello stato, i nostri alleati, sempre puri, da sempre puri, puliti, perché attacarti? pensa, perché sei tu che sei stato attaccato, allora?, interruzzione, quiz, soldi, miliardi, Valentina ha indovinato la canzone misteriosa, total request live, xara, xantia, saxò, colazioni di lavoro, segretarie eccitanti, centri dimagranti, superenalotto, distretti di polizia, in fondo fai solo il tuo ruolo, vinci e spendi, perché attacarti, allora?. Ripeti, guarda, ripeti, guarda. Canale operazione di dismissione canale, orchestrina, suoni, storie morbose e personali, ora và meglio vero?, sei tu che ti riguardi, io vedo voi, e vi rimando l'immagine riflessa, addormenta le tue paure, sei al sicuro, al caldo, protetto. Ascolta, in me, piangono ed invocano compassione migliaia di voci, anime, corpi, pance, braccia, lasciati guidare e di tanto in tanto acquista, tra un trauma e l'altro, pianifica, viaggia, impara, esegui, bancomat, contante, rosso in banca, escluso, fuori, allora guarda, continua a guardarmi, guardami. Respira, vulnerabile ed indebolito, siediti, sono qui, ah già ho capito cosa cerchi, lo sento che si alza, in voi, so cosa cercate, il sesso, dimenticavo, che sbadato, ecco, immissione, canale pronto, ma con garbo, con pudicizia, sessi ammiccanti ti osservano ora, sprofonda le tue carni in me. Osserva, non è quello che vuoi, guardare ammirato le loro prestazioni i loro orgasmi, bravo così, forse solo la palestra potrebbe aiutarti a smaltire le tue orribili e flaccide carni, perché lo sai che così, noi non ti vogliamo. Ed ora, un po' di guerra, anzi, un po' di giustizia infinita, non temere, sai che con me non ci sono morti, sai che con me non vi è sofferenza per i probi, guarda, attraverso i miei canali, i mie tentacoli, le mie diramazioni immanenti, nel buio di una notte di vendette voi sarete vendicati. Bambini, case, torri, depositi, terrore chimico, armamenti nucleari, sfarfallerano via sotto i tuoi occhi in mesmeriche deflagrazioni, lucciole nello sfarfallio del tuo apparecchio, scioglieranno come neve al sole le tue paure, così ritemprato potrai di nuovo camminare a testa alta, fiero per il solo fatto di appartenere alla mia razza. Non domandare, non protestare, lascia che attraverso me la realtà ti penetri, ascolta le voci, senti, informazione, notizia, valori, principi, appartieni a tutto questo, ti vedo, guardami, ti sento, amami. In me, reale, è per sempre. In me, libertà, è per sempre. Abbiamo problemi sulle strade del rientro, ma ormai avete imparato, bravi, scaglionare le partenze e indice di maturità, abbiamo dei problemi con le madri, queste sono notizie, quante notizie abbiamo sulle madri, infanticidi, suicidi, omicidi, assasini, sì, ecco ciò su cui dovete soffermare la vostra attenzione, nelle scuole affronteremo questi temi delicati, intervista, si intervista, al giovane, così fuori dalla scuola, perché è vero che così è reale, giovane e voi tutti,giovani, cosa ne pensate della madre assassina?. Ministro, ministro che lodevole iniziativa, e noi , noi tutti, quanto siamo compassionevoli, noi, dispensatori di giustizia infinita a reti unificate, operazione di stabilizzazione canale, locchaggio, fine. Hai forse qualcosa da dire? Credi forse di fare parte di una moltitudine? Hai sentito il fremito della piazza?, poco male, riposa, c'è quark ora, gli egizi, i templari, mamma mia che misteroni, la testa ti si perde eh?, e guarda lì quei vulcani, come eruttano e con che violenza, guarda piccolo mio quanto magma. Già, quanto magma

 

 

 


X-MAN

Il testo e’ uno strumento compositivo, utilizzare gli strumenti che esso ci propone ci permette di “costruire” e amministrare spazi più complessi. Il commitente è il nostro personaggio, e come capire quest’ultimo e le sue esigenze, senza applicare la capacità di analisi propria dello scrittore nella definizione del protagonista della vicenda narrativa, il racconto non è pratica in uso nel panorama della nostra disciplina, infatti questa si è addormentata su falsi simulacri digitali. Ma il racconto si definisce come pratica imprescindibile, per il buon architetto, per penetrare all’interno delle differenti realtà proprie di ogni individuo. Come si può operare a favore delle esigenze della commitenza, se di questa non se ne è rintracciata la sostanza culturale, l’immaginario alla quale questa afferisce. L’architetto oggi deve approntare una diverso “potere”, come nei super eroi Marvel, deve dotarsi di un sistema di lettura e di codificazione della realtà che il suo edificio dovrà materializzare, riflesso e proiezione del mondo in cui il proprietario si muove ed abita, già, abitare, ma quale realtà? Mi viene in mente il percorso culturale di R.Koolhaas, critico cinematografico, giornalista, legato alla riflessione sugli immaginari collettivi ed individuali da sempre, il cinema appunto come estroflessione della sfera inconscia, la casa individuale e l’edificio contenitore. Un esempio fra tutti, la Maison à Floriac, la casa per l’invalido, appunto. L’edificio, la casa, definiscono in termini spaziali concreti, o meglio dovrebbero definire, i limiti, i confini della realtà in cui si cala e vive il protagonista, l’architetto, come lo scrittore, interpreta, ricama, fantastica, rielabora, analizza, per poi erigere la struttura (narrativa) del testo architettonico.
Come il cinema, come il teatro, in cui sono la realtà e le sue regole, ad essere volta per volta rielaborate, tra loro intessute, ed infine serializzate, anche l’architettura deve approntare i suoi super poteri, non tanto nella routine del professionismo o vieppiù nell’esercizio delle tecniche di rappresentazione (indugiando sul suo simulacro), ma bensì nell’ambito di un accurata ricerca intorno alla personalità del commitente, una via allo stesso tempo conscia (la struttura portante, le tecniche costruttive, i materiali) ed inconscia (il rapporto con il passato, con il luogo, con la natura).
Non esiste più una sola realtà, la complessità ormai è massima, le nuove tecnologie non hanno influito in modo sostanziale sul nostro modo di progettare, anzi, hanno addormentato il pensiero critico approntandone la completa dissoluzione, viviamo in un cumulo di realtà stereometriche, controllate dalle realtà dominanti, la televisione ed i mezzi di informazione di massa.
L’architetto interpreta e riconosce, cura e dispone, della definizione dello spazio ideale, è poeta ed artefice, in esso trovano dimora sogni e speranze ai quali deve essere donata sostanza.
Ne và della nostra sopravvivenza, proprio come in un fumetto Marvel.

 


 

 

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The competition's design specifications challenged architects, designers, and medical professionals from around the world and produced submissions which ranged from architecture students to renown professionals.By the project deadline, more than 530 teams representing 51 nations answered the call.


 

 

 

 


20:55 Pour now
It


Unheimlich metropolis //Progetto inclusivo//

Unheimlich metropolis un testo elaborato nel corso di un esame universitario per un posto da Ricercatore presso l’Università La Sapienza di Roma facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” sostenuto dal sottoscritto nell’autunno del 2009 e Progetto inclusivo testo elaborato nel corso di un altra sessione di esame all' Università di Roma in questo caso presso la facoltà di Architettura “Valle Giulia” sempre nello stesso anno

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Ricerca italiana // Il tema come antidoto

Procedendo con fiducia e confidando nella possibilità di superare le categorie critiche attualmente più diffuse, che propongono per l’architettura italiana riflessioni e analisi incentrate unicamente su fattori di tipo anagrafico o geografico, proviamo a osservare con semplicità e disincanto quello che già c’è, che è presente e tangibile. Il tema come si è detto, costituisce un utile appiglio per verificare lo stato di ricerche che possono ritenersi comuni e condivise da parte degli architetti più sensibili alla costruzione ed al suo contenuto etico e poetico.

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Stefano Converso. Shop works. Collaborazioni costruttive in digitale
Industria delle costruzioni 404

Nella sezione dell'Industria dedicata alle recensioni delle più recenti novità editoriali presento lo studio che Stefano Converso ha condotto sulla firma statunitense Shop Architects. Nell'ambito di una ricecerca che si interroga sui rapporti tra studio e processo, ricerca che coinvolge molti giovani studiosi attualmente all'opera sul suolo patrio, - e che è alla base delle ragioni che hanno portato al libro su Jean Nouvel -  questa pubblicazione risulta preziosa perchè introduce a sistemi e metodi di lavoro innovati e pionieristici

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Innesti- sovrapposizioni-estensioni 2
Industria delle costruzioni 403

La selezione di opere presentata in questo numero monografico curato con Cecilia Anselmi riprende e sviluppa il tema della trasformazione della città affrontato nel n. 396 del 2007. Nella trattazione precedente era stata proposta un’ampia e dettagliata ricognizione sul tema delle modalità di intervento e di modificazione dell’esistente, focalizzata principalmente sulle ricerche compositive e sugli esiti architettonici internazionali.
Questa nuova pubblicazione, che si rivolge in particolare al contesto italiano, senza comunque trascurare il confronto con le esperienze degli altri paesi, offre una ricca e articolata panoramica di esempi.

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Snøhetta
Oslo Opera House

Architettura che si confronta con il tema della modellazione del terreno, che si conforma attraverso una tettonica fortemente poetica ed evocativa, permette attraverso le sue declinazioni più consapevoli di allacciare un legame con il contesto su cui insiste e sincronicamente con la sua storia e la sua tradizione. Questo è senz'altro il caso della Opera House di Oslo di recente terminata dallo studio norvegese Snøhetta. Vincitore dell'omonimo concorso internazionale indetto nel 2000.

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Jean Nouvel

La monografia sull'opera di Jean Nouvel –tra le poche disponibili in italiano- esce nella collana diretta con passione ed impegno da Giuseppe Nannerini, “I Quaderni de l'industria delle costruzioni”. Una pubblicazione che nei presupposti cerca di proporre una lettura *altra* del lavoro progettuale di Nouvel, architetto francese di fama internazionale nato nel 1945 a Fumel (Lot-et- Garonne).
Percorrendo retrospettivamente l'ampio corpus di progetti visioni utopiche e architetture degli anni 80' fino alle realizzazioni stupefacenti degli anni 90 che hanno consolidato ed imposto a livello mondiale la sua figura, la monografia si sofferma su alcuni elementi e concetti chiave ritenuti frammenti di una complessiva ed unica sensibilità architettonico-artistica.


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Innesti- sovrapposizioni-estensioni
Industria delle costruzioni 396

Innesti sovrapposizioni estensioni è il nuovo numero dell' Industria delle costruzioni. Curato da Cecilia Anselmi e Carlo Prati il fascicolo monografico offre una ricognizione critica sulle nuove modalità di intervento sull'esistente alla scala urbana e dell'edifico. Un ampia rassegna di progetti selezionati per l'occasione permette di indagare nello specifico attitudini e sensibilità progettuali eterogenee. Con i contributi di Mattia Darò, Emanuela Guerrucci, Federica Morgia e Giampiero Sanguigni.

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superluoghi
stazione termini

“La civiltà dei superluoghi” è il titolo di un volume promosso dalla provincia di Bologna e pubblicato da Daminani Editore. che focalizza l'attenzione su outlet, centri terziari dell'interscambio, aeroporti, stazioni ferroviarie, fashion district, centri commerciali, quei nuovi spazi di successo ad altissimo livello di frequentazione che stanno trasformando il territorio metropolitano. In una società sempre più tecnologica e consumistica, la trasformazione del territorio è spesso dominata dai “superluoghi”, spazi multifunzionali, non relazionali, insensibili al contesto, con straordinari bacini di utenza, la cui identità non ha nulla a che fare con l'appartenenza “al locale”.

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EM2N
Theater 11

Nel panorama complessivo dell'architettura elvetica contemporanea la produzione, il lavoro e la ricerca dello studio EM2N -fondato a Zurigo nel 1997 da Mathias Müller (1966) e Daniel Niggli (1970) entrambi allievi di Marcel Meili presso l'ETH- risulta tra le più feconde; le tensioni più radicali, proprie di una certa avanguardia di stampo olandese (Koolhaas, MVRDV...) sono fuse e rilette nel quadro della cultura compositiva Svizzera, prestigiosa e severa ma allo stesso tempo realista e fortemente disincantata.

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Itinerario svizzero
Industria delle costruzioni 384

Itinerario Svizzero, il numero 385 (settembre-ottobre 2005) de “l'industria delle costruzioni”. Interamente dedicato all'architettura Svizzera contemporanea, è curato dal sottoscritto con la preziosa e paziente collaborazione di Cecilia Anselmi

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Peter Märkli,
La Congiunta

La Congiunta è un piccolo museo dedicato all'opera dello scultore tedesco, ma naturalizzato svizzero, Hans Josephsohn; commissionato e voluto dalla fondazione omonima, è stato realizzato da Peter Märkli nel 1992. L'edificio si trova a Giornico un piccolo paese della Val Leventina (canton Ticino), sorge su di un terreno molto particolare -acquistato in passato dallo stesso Josephsohn- delimitato a est dal fiume Ticino ed a Ovest dalla ferrovia cantonale.

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Gion A. Caminada,
Stiva da Morts

Realizzato nel 2002 da Gion A. Caminada, la Stiva da morts è un edificio pubblico a vocazione religiosa, annesso alla chiesa ed al cimitero di Vrin, un piccolo insediamento rurale ai margini estremi della Valle Lumnezia cuore dell'area Romanda del canton Grigione.

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Valerio Olgiati,
Das gelbe haus

Lettura di un opera architettonica di estremo interesse realizzata nel 1999 a Flims (Svizzera) dall'architetto Grigionese, Valerio Olgiati

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RCR ARQUITECTES
Espacios para el ocio y la cultura

La presentazione dell'opera di un gruppo di valenti progettisti spagnoli, un piccolo centro culturale nel paese di Riudaura (Olot)

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INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE DEL TRASPORTO SU FERRO
Il caso svizzero

Articolo pubblicato sull'Industria delle costruzioni, un piccola indagine sul ruolo che oggi riveste nell'architettura Svizzera il trasporto su ferro. Si analizza anche Il progetto di Base_1 per la Stazione di Mendrisio premiato ad Europan 6 con una menzione

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UN IPOTESI DI LETTURA
La futilità degli oggetti
La decomposizione e i processi delle differenze
(1999)

Un analisi sommaria di un importante saggio di Peter Eisenman, contenuto nella raccolta "La fine del classico" e pubblicato originariamente nel 1984 su “ The Harvard Architectural Review”

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MAGMA (1999)
I prodromi del weblog alieno, la televisione come strumento di controllo, maelstrom allucinante e vacuo in cui sprofondare le menti inermi
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X-man (1999)
Un modesto e spassionato omaggio al genio di K(C)oolhass e alla sua casa a Floriac
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